Lunedì, 25 Ottobre 2010 16:55

Religione e protesta sociale

Scritto da  Gerardo

Segnaliamo e diffondiamo la lettera di Domenico Pizzuti al Direttore del Corriere del Mezzogiorno, in merito ai rosari sulle barricate di Terzigno, pubblicato con piccoli tagli sullo stesso quotidiano, sotto il titolo "Il rosario di protesta, una preghiera estrema contro il pericolo estremo".
Buona lettura!



Carissimo Direttore,

la rubrica “Lettere ed opinioni” di ieri esibisce una colorata fotografia delle donne “rosarianti” di Terzigno nel corso delle ripetute manifestazioni popolari contro l’apertura di un’ ulteriore discarica nel Parco del Vesuvio che preoccupa ed agita la popolazione di quell’area. Anch’io esprimo un'opinione.

Noto che nel titolo e nel pezzo di Antonio Palma più che raccontare e documentare si attribuiscono con facilità definizioni e qualificazioni di quel fenomeno quali “rivolta sociale”, “ribellismo conservatore” “Intifada l’opposizione popolare dei cittadini di Terzigno”, e l’agitare rosari dinanzi alla polizia chiamata a garantire l’osservanza della legge come concezioni religiose rudimentali o arcaiche, confuse e strumentali e così via. Chi ci autorizza ad emettere giudizi così tranchant da un computer di servizio, anche posso comprendere una certa enfasi giornalistica? Non avendo partecipato alle manifestazioni oppositive dell’area vesuviana, non mi sento di emettere giudizi a piene mani, quando le amministrazioni deputate non si rivelano in grado di risolvere in maniera ragionevole il ciclo dello smaltimento dei rifiuti, e nel suo editoriale dell’altro giorno ritiene di convocarle tutte ad un tavolo per soluzioni condivise.

Posso comprendere l’esasperazione delle popolazioni perché durante l’estate scorsa di fronte all’accumulo dei rifiuti nel campo nomadi non autorizzato di Scampia che costituivano una discarica a cielo aperto, in seguito a ripetute denunce del Comitato “Cittadini, associazioni e rom insieme” in data 21 luglio ho denunciato alla Procura della Repubblica di Napoli Il Comune di Napoli e l’ASIA per omissione di servizio pubblico che arreca grave pregiudizio alla salute pubblica Se manifestare in modo civile, non violento, s’intende, costituisce una forma arcaica, vengono messe in crisi fondamenta di una società democratica. Il problema semmai è il particolarismo, per cui nessuno vuole la discarica o termovalorizzatore nel giardino accanto e quindi occorre un dialogo aperto con le comunità locale per distribuire soluzioni penalizzanti, senza Masanielli per cavalcare preoccupazioni diffuse tra la gente.

Quanto poi alla definizione delle mamme con i rosari in mano, vorrei ribaltare l’accusa di gesto strumentale, perché strumentale è stato raccogliere per esibirle quasi alla gogna alcune donne agitate con i rosari in mano per allontanare un pericolo per la salute pubblica. Semmai c’è stato nel citato commento un difetto di comprensione di quel gesto che – a nostro avviso – esprime il ricorso a qualcosa di più caro che si ha come la preghiera del rosario per denotare la percezione della gravità del pericolo incombente, anche se non condivido l’ostentazione di un gesto religioso che viene poi sbattuto come il mostro in prima pagina. Sono arcaiche popolazioni protestanti, o inadeguate, irrazionali, dannose le amministrazioni locali che non garantiscono un servizio primario?

Per convinzione ed esperienza sono avverso alla confusione di sacro e profano, ed ho sempre partecipato a pubbliche manifestazioni come cittadino responsabile senza ostentazione di simboli religiosi. Alcuni anni fa, in occasione dei primi movimenti popolari contro l’accumulo delle balle di immondizie a ridosso di paesi, ad un vescovo che mi chiedeva che cosa fare, ho risposto che l’unica cosa da non fare è dire la Messa sopra le immondizie.

Un problema ulteriore riguarda la maturazione religiosa delle popolazioni, ed attingendo al patrimonio spirituale della Compagnia di Gesù cui mi onoro di appartenere devo ricordare che nei primi decenni del Cinquecento Ignazio di Loyola nei suoi “Esercizi spirituali” enumera una molteplicità di modi di orare (una ventina) che vengono proposti ai devoti esercitanti e quindi anche noi del ventunesimo secolo in maniera creativa.

Napoli, 21 ottobre 2010

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